L’avvento di Federico II coincide con il profondo mutamento degli equilibri europei; le tensioni politico-militari internazionali lo sovrastano a tal punto da mettere in serio pericolo la sopravvivenza del suo piccolo Stato, ma un uso machiavellico delle alleanze, delle amicizie e del tradimento, gli consentono di essere addirittura innalzato al rango di duca. Federico incarna pienamente il ruolo di principe del Rinascimento, il tempo ariostesco delle vicende eroiche, di «donne, cavalier, arme ed amori», volto a realizzare quella condizione epi­curea che par essere lo scopo della vita. Ed è il tempo dell’ingegno straordinario di Giulio Romano, che darà un volto nuovo alla città e creerà per il suo principe la sontuosa residenza di Palazzo Te.
Dopo l’infruttuosa scalata al soglio pontificio da parte del cardinale Ercole e la meteora di Francesco III, giunge il tempo di Guglielmo, il gobbo, la cui statura politica va strettamente correlata al suo enorme livello di ricchezza. Una politica finanziaria cauta e prudenti relazioni internazionali, gli garantiscono una lunga signoria e un reale peso politico europeo.